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La malattia di Pick comporta un tipo di demenza che colpisce aree specifiche, a differenza della demenza di Alzheimer che colpisce molte aree del cervello. Le aree coinvolte sono quelle frontali e temporali. In alcuni casi possono essere presenti agglomerati nel tessuto cerebrale chiamati “corpi di Pick”.

Il coinvolgimento dei lobi frontali e temporali nella malattia di Pick, implica cambiamenti nel comportamento, nella personalità e difficoltà di linguaggio.

Cambiamenti nel comportamento e nella personalità 

Se l’atrofia cerebrale è prevalentemente frontale, i cambiamenti nella personalità all’inizio della malattia di Pick possono essere ricondotti ad una sindrome disinibitoria, ad una sindrome apatica o ad una sindrome ossessivo-compulsiva.

  • Nella sindrome disinibitoria la persona può presentare una vasta gamma di sintomi tra cui agitazione psicomotoria, irritabilità, giocosità, euforia, disturbi alimentari, deterioramento delle abilità sociali e ipersessualità.
  • La sindrome apatica, invece, si caratterizza per la perdita di interesse per attività che prima erano considerate piacevoli e anche per la propria igiene personale. Sono spesso presenti anche ridotta iniziativa e volontà anche per attività quotidiane e mutismo.
  • Nella sindrome ossessivo-compulsiva sono presenti ansia e angoscia, nonché ripetizione di parole e gesti.

Quando l’atrofia è prevalentemente temporale, è documentata la comparsa di sintomi riconducibili alla sindrome di Kluver-Bucy. Tale sindrome è caratterizzata da:

  • tendenza ad esplorare gli oggetti per via orale;
  • assenza di risposte di aggressività e paura;
  • ipersessualità;
  • propensione ad essere catturati da qualsiasi stimolo visivo.

 

Difficoltà a carico delle abilità linguistiche

Le difficoltà di linguaggio iniziano spesso con la fatica nel denominare oggetti comuni e con la riduzione della produzione linguistica; sono frequenti la balbuzie e l’ecolalia (ripetere le parole degli altri). Inoltre, seguire una conversazione per una persona con malattia di Pick può diventare molto difficoltoso anche per le difficoltà di attenzione. Anche la capacità di leggere e scrivere vengono compromesse.

A differenza di altri tipi di demenza, è più probabile che nella malattia di Pick le manifestazioni comportamentali si presentino prima dei deficit di memoria. Le abilità visuo-spaziali, inoltre, vengono preservate molto più a lungo delle altre abilità cognitive.

L’impatto sui familiari
Spesso i familiari non sono pronti ad affrontare il quadro clinico conseguente alla malattia di Pick, ma anche ad altri tipi di malattie neurodegenerative. La gestione della persona diventa difficile a causa dei cambiamenti comportamentali e delle difficoltà di comunicazione. Fronteggiare queste situazioni comporta un notevole stress, soprattutto a livello emotivo, per chi si prende cura (caregiver). È fondamentale che il caregiver dia ascolto, anche se può sembrare quasi impossibile, alle proprie esigenze. Ciò per preservare la propria salute e per evitare situazioni di esasperazione. Sono infatti frequenti frustrazione, tensione, risentimento, rabbia, irritabilità, depressione, ansia. Tali emozioni possono ripercuotersi e aggravare ulteriormente la condizione del proprio caro con demenza. In queste situazioni è importante che il caregiver sviluppi delle strategie. Ciò servirà a:

  • gestire sia il forte carico emotivo a cui è sottoposto;
  • imparare il modo più corretto per approcciarsi ad una persona con una malattia neurodegenerativa;
  • migliorare la relazione con il proprio caro e aiutarlo a vivere in un clima più sereno.

Come fare ad imparare queste strategie, a sentirsi meno soli e ad affrontare queste situazioni?

  • Partecipare a gruppi di auto-aiuto. Qui si potranno condividere le proprie emozioni con persone che stanno vivendo la stessa situazione.
  • Seguire dei percorsi individuali. Tali percorsi aiutano ad accettare la malattia del proprio caro e sono utili per quanto riguarda la gestione quotidiana.

    È ormai dimostrato che aiuti di questo tipo riducano stress e sintomi ansioso-depressivi che questa tragica situazione comporta. Ciò avviene perché si impara un approccio efficace che permetta di rispondere a richieste e bisogni del proprio caro e di capire le proprie emozioni.

Dott.ssa Milena Barone – Psicologo Albignasego